1. Dati

  1. Forze militari e di polizia
  2. Cronaca

Una delle difficoltà nel discorso intorno al tema dei cosiddetti scafisti è costituita dalla carenza di dati facilmente accessibili sul numero complessivo di fermi, di persone incarcerate, e attualmente in carcere. Questi dati, attraverso i quali sarebbe possibile descrivere nel dettaglio la situazione storica e inquadrare quella attuale, non sono resi pubblici, rendendo auspicabile che un progetto di ricerca futuro possa comprendere la loro raccolta sistematica.

Nella presente ricerca sono state utilizzate due metodologie: una quantitativa consistente nella verifica e l’aggregazione dei dati parziali disponibili dalle fonti ufficiali (per lo più dalla polizia di Stato); l’altra qualitativa, attraverso l’estrazione di informazioni di base dagli articoli pubblicati sulla cronaca italiana.

1. Forze militari e di polizia

Dai dati tratti dalle statistiche ufficiali dei report annuali della Polizia di Stato, disponibili per gli anni 2013-2020,1 ricaviamo che in Italia: nel 2013, i fermi di “scafisti, organizzatori e basisti” sono stati 200; nel 2014, i fermi di soli “scafisti e basisti” ammontano a 503; nel 2015 a 517; nel 2016 a 770; nel 2017 a 331; nel 2018 a 173; nel 2019 a100; nel 2020 a 121. (Dai dati pubblicati dal Ministero dell’Interno ad agosto, sappiamo che ci sono stati almeno altri 44 fermi nel 2021). Il numero complessivo del fermati negli ultimi 8 anni è di 2.559.

Secondo una relazione ministeriale, 728 presunti scafisti sono stati fermati durante l’operazione Mare Nostrum (tra l’ottobre 2013 e l’ottobre 2014), quindi il periodo ottobre – dicembre 2013 ha visto al massimo 224 arresti; abbiamo usato questa cifra invece dei ‘200’ annunciati nel report della polizia di Stato.2 Va sottolineato, inoltre, che i dati richiamati si riferiscono ai presunti “scafisti e basisti”, senza precisare se si tratti di persone coinvolte negli arrivi via mare o di fermi eseguiti nei confronti di persone stanziate sul territorio nazionale.

Incrociando queste cifre ai numeri degli arrivi per ciascun anno, è possibile approssimare una percentuale dei fermi tra lo 0,3% e lo 0,9%: quasi una persona su cento relativamente agli anni 2018 e 2019. Le percentuali sono riassunte nel grafico sotto.

Una raccolta dati, che passa in rassegna 600 casi avvenuti fino ad ottobre 2017, effettuata dall’ ‘Osservatorio europeo sul traffico dei migranti’(un progetto di Frontex), riferisce che solo 28 procedimenti penali risultano definiti, 13 dei quali con condanne definitive. Altri 100 casi esaminati dall’Osservatorio alla fine del 2018, riferiscono di 151 nuovi arresti, con 20 persone sotto processo. Un terzo report dell’Osservatorio è stato promesso per luglio 2020 ma non risulta essere mai uscito – probabilmente a causa di una riorganizzazione interna e della chiusura del progetto.3 Colpisce inoltre quanto imprecisi siano i dati, visto che vengono inclusi in un contesto specificamente sulla Libia il contrasto alla tratta (in inglese trafficking) e al traffico (in inglese smuggling) di persone: non si sa se tutti i casi controllati appartengano alla Libia, e neanche quante persone siano state condannate nonostante una difesa di ‘stato di necessità’.

Analizzando i dati della Guardia di Finanza, emergono numeri ancora meno chiari di quelli della Polizia di Stato. Si fa riferimento a 33 ‘scafisti’ nel 2016, a 751 ‘narcotrafficanti e scafisti’ nel 2017; a 68 scafisti nel 2018; a 48 ‘responsabili’ per il traffico di migranti nel 2019; a 73 ‘scafisti’ nel 2020.4 Risultando molto generici, questi dati non sono stati presi in considerazione ai fini della presente ricerca.

2. Cronaca

Dal 2016 Borderline-Europe ha iniziato a raccogliere articoli di cronaca italiana che riguardano i cosiddetti scafisti; nel corso della presente ricerca, le precedenti liste sono state ampliate e aggiornate. Gli articoli disponibili online prima del 2017 non rendono la proporzione del fenomeno, ma dal 2017 in poi i servizi di cronaca rintracciati si avvicina alla stima del numero dei fermi diramato dalla polizia. Precisamente, nel 2017 la polizia riferisce 331 fermi, 160 dei quali sono oggetto di cronaca; nel 2018 la polizia richiama 173 fermi, dei quali 123 citati in articoli di stampa; nel 2019 a fronte di 100 fermi dichiarati dalla polizia, abbiamo rintracciato 79 riferimenti di cronaca; per il 2020 la polizia riporta 121 fermi, dei quali solo 89 sono rintracciabili su articoli di stampa.

Tramite una ricerca sugli articoli di stampa relativi ai primi 6 mesi dell’anno 2021, conosciamo 44 casi di fermo di polizia di presunti scafisti. Tali informazioni – combinate con quelle tratte da interviste ad avvocati e dai dati estrapolati da numerose sentenze – forniscono un quadro più completo del fenomeno. Tuttavia, dei 2.515 fermi effettuati dalla polizia, includendo quelli relativi al 2021, soltanto 950 sono riscontrabili nella cronaca nazionale, ovvero poco più di un terzo. Da un’analisi delle nazionalità delle persone fermate nel periodo 2014-2021 tratte dagli articoli di stampa (la nazionalità viene citata in circa l’85% degli articoli) è possibile ricavare le seguenti aree di provenienza degli arrestati, come rappresentate nel grafico riportato di seguito:

Si tratta di persone che nel 35% circa dei casi proviene dal Nord Africa, nel 21% dall’Est Europa, nel 20% dall’Africa occidentale e soltanto nel 2/4 percento dei casi dall’Africa orientale, il medio-oriente e la Turchia. Come già evidenziato, nel 15% dei casi non è stato possibile desumere la zona geografica di provenienza.

Dalla proiezione dei paesi di provenienza più significativi (in termini numerici) dei fermati in proporzione al numero di fermi per anno, emerge una decrescita generale del numero di fermati tra il 2014 e il 2021, con un picco di crescita in controtendenza nel 2017 e nel 2020 ed è inoltre possibile desumere il trend sia in relazione alle rotte che alle nazionalità delle persone che fanno i timonieri nelle rotte.

Qui si vede chiaramente – oltre alla generale decrescita nel numero di fermi fra il 2014 e il 2021, con un picco nel 2016– le tendenze sia nelle rotte che nelle nazionalità delle persone che fanno i timonieri nelle rotte. I cittadini egiziani vengono fermati molto meno negli anni, nonostante costituiscano un’altissima porzione all’inizio del periodo esaminato, non solo per il graduale abbandono della rotta egiziana, ma anche per l’utilizzo crescente di timonieri provenienti dall’Africa occidentale per la rotta libica, soprattutto migranti gambiani e senegalesi. Si vede inoltre la crescita nell’utilizzo di timonieri provenienti dall’Ucraina – e di conseguenza dei fermi – dal 2016 in poi, che continuano attualmente a rappresentare un’alta porzione dei fermati. Lo stesso si può dire per i timonieri tunisini. Allo stesso modo, i fermi di cittadini sia ucraini che tunisini dopo il 2017 riflettono anche la chiusura della rotta libica, e di conseguenza una crescita degli arrivi dalle altre rotte.

In questi paragrafi abbiamo dato un’idea dell’entità del fenomeno dei fermi dei capitani e della composizione delle persone arrestate; questo potrebbe fornire una buona base per l’apertura una serie di richieste di dati ufficiali per una ricerca futura. Nella sezione sul carcere, affronteremmo il problema di capire quante persone sono state processate e incarcerate, e il problema dell’analisi dei dati sulla popolazione carceraria.